venerdì 28 aprile 2017

La scuola mi ha rovinato la vita // Tredici, VOGO n. 1

La mia storia, con questa storia, è incominciata tempo fa quando mi iscrissi a Goodreads e quasi ogni giorno, radunavo libri nella mia to-read list dato che, la mia vita letteraria seria era da poco incominciata. Ma non voglio dilungarmi, quindi vi spiego perché ho fatto questa piccola premessa: quando ho sentito che la serie TV era arrivata nel Netflix italiano, mi son subito ricordata di quella trama particolare che incontrai tempo fa, che archiviai per leggerla il prima possibile.
La serie tv però, l'ho vista prima del libro, nonostante quello lo leggerò comunque. (Molto spesso vedo prima i film/serie tv per capire la storia, per poi leggere il libro e al-contrario di-quanto-stereotipicamente-tutti-dicono, riesco ad apprezzare sempre entrambi.)
È inutile che vi racconto la trama, perché se avete aperto questo post è per sapere cosa ne penso, dato che probabilmente l'avete in testa molto meglio di quanto io saprei spiegarvela (faccio pena a riassumere le storie). Se invece siete capitati per caso, c'è sempre Wikipedia e i siti di critici, decisamente più competenti di me.
Sono una delle ritardatarie, vantaggio per cui prima ho avuto occasioni di leggere cosa ne pensavano le persone su Twitter: una vagonata di commenti positivi fino quando ad un certo punto, sono arrivati quelli negativi.

Io ho un brutto vizio: riesco ad avvicinarmi molto di più alle cose o alle persone, quando queste sono rigettate dagli altri o "in difficoltà" dunque, sono state una fortuna i commenti negativi che ho letto, che mi hanno fatto prendere una posizione per finalmente iniziarla.
All'inizio ero titubante - questo ovvio - a causa probabilmente anche della curiosità, perché avevo letto anche i commenti riguardo un certo "range di età" in cui è più probabile che piaccia più rispetto ad un altro, un range più lontano rispetto alla mia età: ma non mi sono lasciata influenzare.
Una volta premuto PLAY, ammetto che fra un minuto e l'altro, ho incominciato a fare commenti fino a poi arrivare alla fine della prima puntata per fare un primo pensiero deduttivo generale, pensiero che si è imposto come un REWIND per cacciare gli altri: prima di finire tutti e tredici i lati, devi sospendere ogni giudizio. 
Come dissi tempo fa ad una ragazza, dato il significato della serie, mi è sembrata la cosa più naturale e scontata da fare. Molti sottovalutano che nonostante sia una serie tv, è basata su cose che ipoteticamente potrebbero purtroppo accadere a tutti noi, bisogna quindi partire da ciò, non dal pensiero che "è solo una serie TV". Lo stile narrativo per primo, permette tutto ciò, essendo molto particolare per indurre alla riflessione. È composta sì da tredici puntate - come sono le tredici ragioni - ma il succo è inevitabilmente nell'intera stagione. Trovo inutile e superficiale giudicare ogni puntata come singola e magari, se la gente usasse questo meccanismo per il loro giudizio spietato solo per le serie TV, ci si potrebbe passare sopra: il vero problema, è che lo estende anche nella realtà, per vite umane vere e proprie.
Ora che però ho finito la serie, posso esprimere un giudizio, non lecitissimo perché in questi casi non esistono giudizi giustamente leciti, ma posso lecitamente parlarvene.
Ma prima - sì, dovrete aspettare ancora un po' - di andare al sodo, vorrei farvi capire brevemente, il perché mi preme scrivere questo articolo.
Essendo stata vittima di bullismo da piccola, come accade a gran parte della popolazione giovanile purtroppo, - "people throw rocks at things that shine", citando una canzone di Taylor Swift - ammetto che questo tema mi è sempre stato molto a cuore, ed è stato anche uno dei motivi che mi ha spinto a studiare Psicologia e che tutt'oggi, mi fa lottare.
Spero che per molti che stanno leggendo questo post, Hannah Baker sia solo il personaggio di una serie televisiva, e che non abbiano mai avuto realmente a che fare con qualcuno che si suicida a causa del bullismo, o che abbia mai pensato - anche su un piano astratto - di farlo.
Personalmente parlando, voglio raccontarvi la storia di un ragazzo, in realtà ancora bambino, che fu trovato dalla mamma - ormai troppo tardi purtroppo - mentre era legato ad una cravatta e con tutti i mobili che bloccavano la porta. Mi ricordo che molti optarono "per un innocente gioco finito male" ma sapendo la situazione che c'era a scuola, per come lo trattava la maestra e i compagni, mi toccó fare un'analisi personale molto più dura a cui nessuno crebbe (ma va?), perché nessuno crede alla forte violenza che contiene anche un solo atto di bullismo.
Il bullismo cambia irrimediabilmente una persona, trancia un sacco di possibili destini positivi che la persona aveva incominciato a tracciare per sé.
Avendo ogni persona da un carattere diverso, non tutti reagiscono in ugual modo ad un atto di bullismo.
Vi racconto anche di un'agghiacciante - anche se apparentemente innocente - discussione che ho avuto con un'adulta. Siamo capitate a parlare proprio di scuola e ad un certo punto ha detto « Ma i ragazzi devono imparare a difendersi » e con "difendersi" non intendeva di certo far capire ad una certa persona - ancora giovane e in tempo per capire - che il comportamento che sta attuando è sbagliato, ma intendeva rispondere con altrettanti insulti e percosse, nel caso in cui. Allorché le ho detto a mia volta « Ma coloro che devono difendere (intendendo il primo significato) i ragazzi, sono gli insegnanti » arrabbiatissima « perché la scuola serve proprio per capire come vivere civile, non è mica la strada! Non tutti da piccoli sanno difendersi a modo, soprattutto chi nasce in una famiglia amorevole dove la parola "schiaffo", non l'ha vista nemmeno nel dizionario. » Quindi lei mi ha risposto con una smorfia e con un "Ma da grandi dovranno fare da soli, quindi che imparino subito."
Io non sono qui per raccontarvi la favoletta che quando si è adulti il mondo è più bello, perché credo che il mondo continuerà a fare comunque schifo; l'unico periodo della vita in cui il mondo sembra caramelloso è l'infanzia, poi finisce lí e inizia quello amaro della liquirizia.
Ovviamente ho lasciato cadere il discorso perché essendo in minoranza sia d'età che di numero, non potevo far capire alla signora che da grandi ci si sa difende perché si è raggiunta una certa maturità e non per cause caratteriali, che l'uomo non è stato creato per distruggersi l'un l'altro come diceva Hobbes e tanti altri - basti dire che alla base dell'inconscio sussiste il principio di piacere - e che la scuola, ospitando ragazzini e adolescenti, dovrebbe essere un luogo sicuro per crescere bene, dove non dovrebbero esistere insegnanti codardi, come lo è stato Porter. Che a proposito, ho visto molti che hanno travisato la sua figura: ci tengo a dire per difendere la categoria, che nelle scuole americane non è un psicologo laureato, ricopre il ruolo sostituendolo, è invece un "consulente scolastico" senza alcuna laurea in psicologia, ma solo abilitazione. Ovvio dire che un psicologo che sa fare il suo mestiere, non si sarebbe mai comportato in quella maniera.
Tornando a noi, vi dicevo...cambia una vita, il bullismo, in positivo ma soprattutto in negativo e ognuno reagisce come può. Chi non ce la fa e molla, chi non ce la fa e si abitua alla cattiveria facendola diventare parte di se stessi - molto significativa la frase all'interno della serie TV che dice "non diventare il mostro che stai combattendo" -, chi non ce la fa e non viene aiutato, chi ce la fa diventa forte e combatte il bullo, chi ce la fa e fa in modo che il bullo, qualsiasi bullo, non abbia più spazio per agire. Credo che un po' tutti quelli vittime di bullismo sopravvissute, abbiano percorso la maggior parte di queste strade: pensate alla vostra esperienza o a quella che avete ascoltato di qualcuno.
Comunque come va va, secondo me dei graffi profondi, gelidi e incancellabili le lascia comunque, anche nel come prosegue la propria via e la propria anima. Vi cito il classico esempio del piatto rotto, che non vi sto a ripetere perché sono sicura che conoscete.
Smettiamola per una volta di rompere questi benedetti piatti: è questo il messaggio essenziale della serie, incominciamo tutti a trattarci meglio, come dice Clay.

By the way, arriviamo finalmente al sodo della serie, ma state attenti voi che ancora dovete vederla perché in alcuni punti sono costretta a fare SPOILER.
Non so da cosa dipenda, forse dall'aver vissuto da vicino certe situazioni, personalmente "Tredici" mi ha fatto un male cane, e l'intera storia mi ha fatto piangere come non facevo da tempo (precedentemente avevo addirittura pensato di essere diventata insensibile, invece i miei dotti lacrimali hanno incominciato di nuovo a salutarmi).
Le mie due scene preferite sono state in assoluto nella puntata 11, quando Clay concepisce il rewind con Hannah, di come sarebbe dovuta essere la loro prima volta insieme e poi il discorso che lo stesso fa a Porter, poi come la scelta che fa decidendo di "salvare" Skye.
Ma andiamo con ordine. Il racconto della storia procede attraverso più vie, come metafora delle vie che deve percorrere Clay con la bicicletta per riuscire a capire il forte gesto di Hannah. Il filo conduttore è proprio il viaggio che deve fare grazie al Walkman di Tony, ascoltando la voce di Hannah che ha premeditamene registrato per raccontare la sua verità. Accanto a questo, abbiamo le strade degli altri 12 che ognuno a modo loro, non vogliono accettare ciò che hanno fatto, cercando di etichettare Hannah come una bugiarda. Da questo punto di vista mi ha colpito molto come Clay, al contrario degli altri, fosse l'unico che si è addossato realmente la colpa, nonostante il fatto che fra i 13 episodi raccontati, sia quello che meno di tutti c'entra. Hannah ha deciso di inserirlo comunque, proprio perché secondo me sapeva fin dall'inizio che una volta intrapresa la sua decisione, sarebbe stato l'unico che le avrebbe dato un senso, non dandola per scontata.
Ma questa serie TV non è semplicemente un teen drama che parla di teen, in questa serie vengono presi in causa pure gli adulti: i genitori di Hannah, il corpo scolastico e le vite familiari dei 12.
Infatti, oltre a puntare l'occhio di bue su cosa avviene fra i banchi di scuola, uno dei fulcri della storia è proprio il voler scoprire, da parte dei genitori di Hannah, chi sia il colpevole del suicidio della propria figlia. Eh sì perché anche se il suicidio ha come definizione nel vocabolario "l’atto di togliersi deliberatamente la vita", ma in casi di bullismo credo che non sia poi così un atto "personale" quanto socialmente indotto, perché la violenza psicologica non ha purtroppo tutt'oggi la stessa valenza giuridica di quella fisica, dato che non è dimostrabile con lividi e segni all'occhio umano. Se una persona soffre a causa della violenza di un'altra, chi dice alla legge che non è semplicemente perché quella è "debole emotivamente"? Per vivere in questo mondo, servono le ossa.
Per quanto mi riguarda, per ogni persona che si toglie la vita a causa delle violenze altrui, è l'intera società che fallisce, che ancora ozia e non fa in modo, in maniera decisiva, che migliori. Un altro punto a favore, è infatti che colpevolizza (in questo caso nel piccolo) l'intero gruppo e non un singolo o la stessa Hannah per il suo gesto a detta di tutti "egoistico": bell'egoismo andare contro se stessi, contro la propria vita. Concetto afferrato insomma! Levatevi dalla testa che il suicidio sia un atto egoistico. Proprio per questo, molti hanno provato rabbia nei confronti di Hannah, sentimento che io non ho completamente provato, quanto l'ho provata invece per coloro che l'hanno deliberatamente sfregiata, pur di inseguire i propri narcisistici desideri.
Anche nel caso in cui l'autore avesse deciso che Hannah non si sarebbe suicidata, credo che anche se non fosse stata tacciata di "esagerazione", la sua storia nella trama avrebbe perso gran parte del significato. Ciò non vuol dire che io sia sadica, ma perché purtroppo osservando come funziona la società, per far riflettere e far arrivare allo stremo le persone, si è sempre dovuti ricorrere allo gesto estremo da parte del singolo. Quanti eroi di patria esistono che hanno dovuto morire per far parlare di sé e per far smettere il giro?
Diciamolo, per fare un esempio. Anche io tempo fa avrei pensato, di una ragazza che si lamenta di essere stata messa in lista come "miglior sedere", che anzi avrebbe dovuto esserne grata perché è un "complimento"; molti lo continueranno a pensare, molti continueranno a inventare certe liste, a molte questo "complimento" farà pure piacere...ma non siamo tutti uguali. Ma non è nemmeno colpa loro, ma è proprio la società che ci fa pensare che le ragazze debbano essere guardate solo per le labbra, per le tette, per il culo, per le gambe o per chennesoio e non per quello che sono nella loro mente, e nel loro cuore; questo perché "non sono nient'altro che un oggetto messo all'asta cosicché venga decretato il grado di piacevolezza altrui", quindi quando piaci esteticamente, beh...ti abituano a pensare che hai la chiave del paradiso.
Poi però mi sono ricordata anche di quanti anni ho passato, dalle scuole medie al liceo, col giubbotto addosso con 30° all'ombra proprio perché sin da piccola, avendo sviluppato il seno per prima fra le mie compagne, non immaginate quanta vergogna avevo degli sguardi altrui, soprattutto se maschili: dovevo nascondere il mio seno a tutti i costi e una volta presa l'abitudine, l'ho tolta molto tardi.
Purtroppo accade così...c'era una delle mie migliori amiche di allora, che si metteva pure i reggiseni push-up pur di mettersi in mostra, invece io no...volevo essere approcciata per altri motivi quindi di avere le tette, non me ne fregava nulla e non le volevo. Cercavo di mettermi sotto la maglietta, i cartoni tagliati delle scarpe per farmi tornare piatta e non immaginate quanto "adoravo" le lezioni di educazione fisica, dove il mio seno si mostrava ancora più baldanzoso.
Non mi scorderò mai quando ad una mia compagna le chiesero di "alzarsi la maglietta" e di quanto io mi sentì sporca per lei e impotente, non volevo fare la sua stessa fine, cosa che in definitiva mi ha spinto a fare quella scelta. Credo non dimenticherò mai come mi sono sentita, sensazione che mi ha accompagnato a lungo anche quando un giorno sono letteralmente scappata via da una lezione di danza, perché ci stava uno nuovo che mi aveva fissato per tutto il tempo e io mi ero sentita a disagio.
O per quanti anni ho odiato la gonna e quella fastidiosissima sensazione di femminilità che mi dava, che mi faceva sentire vulnerabile e che volevo evitare a tutti i costi. Solo pantaloni e possibilmente della tuta, così tutte le mie forme sarebbero rimaste nascoste: sarei sembrata brutta e non mi avrebbe guardato nessuno.
Sì, lo so cosa starete pensando...che la gente lo fa inconsciamente e quasi nessuno di questi ha realmente colpa, proprio per questo allo stesso modo non bisogna mai incolpare la vittima, quanto invece è un'urgenza rieducare la società per rendere presente, inconsciamente e automatico, il rispetto per gli altri in ogni forma questi desiderano.
La messa in onda però, è stata anche criticata da campagne anti-suicidio per la scena del suicidio "esplicita" - rischiando il cosiddetto "effetto Werther" -, come anche è stata criticata per il suo esserlo "poco". Ma secondo me, coloro che voglio censurare una serie come questa per evitare che avvengano suicidi, sono gli stessi che invoglierebbero a coprire le gambe per il semplice motivo di prevenire gli stupri.
Per quanto mi riguarda, una grande dote è stata, oltre che quella di disinnescare questo tabù - no di suicidio non ne parliamo perché è un tema forte per dei ragazzi appendiamo piuttosto quattro cartelloni con su scritto "non-suicidatevi-prego-grazie" - è stata quella che a differenza di quanto capita in molti young adult, il suicidio non è stato per nulla romanticizzato, poiché l'unico intento di Hannah non era farsi compatire per l'essersi uccisa, quanto piuttosto dimostrare quanto forte e quanto può segnare, qualsiasi tipo di violenza, altrui; dalle minime cose alle più grandi, così da insegnare piuttosto che incolpare. È stata semplicemente una palese rappresentazione della realtà, senza scadere nel pietismo e moralismo, che in questi argomenti attira come una calamita.
Insegna invece quanto sia importante essere solidali ed empatici nei confronti degli altri, che tutti hanno una propria storia che segna le proprie scelte di vita e anche se siamo tutti diversi gli uni con gli altri, la cosa più naturale da fare è quella di proteggerci a vicenda affinché non ci siano più ragazz* che sono costretti a fare la scelta che ha fatto Hannah.
La serie può anche non piacere, ma bisogna motivare in maniera seria il perché e per maniera seria non intendo "è una noia mortale perché l'unica cosa che fa Hannah è lamentarsi", come vi giuro mi è capitato di leggere, perché vuol dire non avere capito niente.
Un po' come chi dice "davvero vi serviva una serie TV per capire l'empatia?"
Io credo che serva, serva tantissimo  soprattutto perché nelle scuole non esiste "l'educazione all'affettività" e ogni giorno questo mio pensiero è confermato dal fatto che la gente continua a non capire che la serie non serve per far diventare umane le bestie (non siamo ne "La Bella e la Bestia, mi disp), il punto è sviscerare le tematiche principali per ragionare sopra sul perché avvengono certe cose e a cosa potrebbero portare.
I fissati come me, continueranno a parlare della serie non perché siamo estremamente esagerati (E QUANDO MAI!!!!!) ma è perché sono io la prima che ci tiene presentare la serie a coloro che si sentono soli come Hannah, per far capire loro che non sono soli, CHE CI SONO PERSONE CHE COMPRENDONO E NON LASCIANO SOLI, che quindi loro non sono gli unici a passare attraverso certe situazioni, serve sapete? Serve soprattutto quando ci si mette a pensare "vabbè, è una serie TV quindi non ci saranno mai persone che nel reale potranno capirmi", PER FAR CAPIRE CHE SÌ INVECE, CI SONO ANCHE NEL REALE.
Insegna che le persone non sono perfette e non lo saranno mai, anche i migliori hanno i propri difetti perché il difetto è la più profonda essenza di umanità ma che se ci impegnassimo, potremmo usare questi difetti come vantaggio e no come svantaggio.
Motivo per cui credo che serie come queste, nonostante gli ottimi propositi che potete tranquillamente leggere nelle interviste degli attori che ci hanno messo il cuore per farla, servono ad aiutare e far capire a chi ha bisogno come affrontare certe situazioni, che sembrano senza via d'uscita...che non ci si deve chiudere nel pensiero suicidario, ma di PARLARNE PARLARNE PARLARNE, facendosi ASCOLTARE ASCOLTARE ASCOLTARE, oltre che istruire al processo inverso chi è capace di recepire le richieste d'aiuto. Chi ha un buon intuito, capirebbe infine che la dinamica del finale è quella di un messaggio di speranza.
A proposito di questo, voglio caldamente invogliarvi a firmare questa petizione, se non lo avete già fatto, che propone la visione della serie nelle scuole superiori.

"Tredici" mi ha anche fatto anche capire che per come mi sono sentita molto spesso, non è stata colpa mia che "sono troppo esagerata"...che ciò che ho sentito, era lecito sentirlo: che non sono la sola; motivo per cui, sulla via di Shanti in questo video, anche io voglio condividere con voi 13 volte in cui ho subito vari generi di bullismo. 
Sarà per me molto difficile passeggiare attraverso questa mia parte di passato, ma magari potrò far riflettere qualcuno che se io ho continuato ad andare avanti, anche quest* person* può.
❝ Ciao, sono Hannah. Hannah Baker. Mettiti comodo, voglio raccontarti la storia della mia vita. Ti starai sicuramente chiedendo perché ho registrato questa cassetta, oppure perché ho deciso di mandarla proprio a te. Prima di risponderti, voglio che tu sappia che ci sono delle regole in questo gioco. Primo: ascolta, secondo: passa la cassetta alla persona successiva, tutto qui. Sembra facile, vero?! No, non è stato facile per niente. Come ti dicevo, questa è la storia della mia vita, ma è anche la storia dei motivi per i quali è finita. Sì...farla finita...a sedici anni...niente male, eh?! Io so come ci si sente a essere soli, so come ci si sente ad avere dei segreti, senza nessuno che ti creda, ad essere...quella ragazza. Tutti ne abbiamo conosciuta almeno una, ma non è facile farsi ascoltare quando hai bisogno di aiuto, giusto? Per questo ti ho scelto...l'amicizia è una cosa complicata... Non ti ho mai conosciuto, ma so che posso fidarmi di te, troverai tutto quello che serve...ti chiedo di usarlo per raccontare la mia storia. Da qualche parte, c'è un'altra Hannah che ha bisogno di aiuto... Al contrario mio, tu puoi ancora farti sentire, e poi chiedere a qualcun'altro di farsi sentire...so che ti ascolteranno o almeno, puoi provarci. Continua ad ascoltare... 

1. Se vado indietro nel tempo quando ho memoria, mi ricordo di una cosa che mi successe alla scuola materna. Non me la ricordo nemmeno bene avendo avuto solo cinque anni, ma qualche in flash in testa ce l'ho e pensandoci bene, è anche il motivo per cui ho sempre odiato le feste di compleanno, soprattutto quando devo festeggiare le mie. Quando una volta festeggiai il compleanno in classe, la bulletta non mi ricordo nemmeno quello che mi disse ma mi ricordo che mi offese davanti a tutta la classe, tantoché mi riuscì a difendere solo la figlia della maestra dato che io rimasi lì impalata senza riuscire a dire niente. Questa purtroppo è sempre stata la mia reazione paura, che son riuscita a modificare solo col tempo per farla passare alla modalità attacco, ma da piccola non ce la facevo proprio.
2. Il simbolo della seconda volta in cui ho ricevuto atti di bullismo è una polo bianca, quelle polo dal tessuto rugose. Una mia vicina di casa di qualche anno più grande di me, che era insieme ad una sua amica, mi chiamò dalla finestra per dirmi se le potessi prendere una cosa che le era caduta sotto. Quindi mi chinai per cercarla ma non trovai niente, infatti l'unico motivo per cui dovevo calarmi era che così mi sputassero sulla maglietta una gomma masticata oltre che saliva. Lì per lì sentì che mi era caduta una cosa sulla schiena, ma non riuscì a capirlo fino a quando qualcuno corse in mio aiuto.
3. Poi arrivarono gli anni delle scuole elementari, forse l'iniziazione alle scuole più brutta che ho mai avuto poiché piangevo tutti i giorni che non ci volevo proprio andare e proprio per questo, nacque il mio primo appellativo ovvero quello di "piagnona". Infatti un giorno, quando le maestre parlavano di quanto mi comportassi bene, un compagno disse "ma lei non è brava, piange sempre!"; ma non è questa cosa in particolare di cui vi voglio parlare perché il periodo peggiore venne dal terzo anno in poi. Quando un compagno nuovo mi prese di mira e tutti i giorni subivo ogni tipo di violenza psicologica e mentre le maestre sotto sotto ridevano, l'unica cosa che riuscivano a dirgli era di "smetterla", inutilmente. Finì tutto, solo quando uscì dalle scuole elementari.
4. Le maestre, le professoresse e gli insegnanti in generale sono un altro ampio campo da cui ho subito svariati atti di bullismo - e non sto parlando di certo di brutti voti - e ci ritornerò anche in seguito. Per il momento, posso dirvi che hanno sempre collaborato affinché i bulli che mi torturavano, quelli specifici e tutto il resto dei compagni che facevano da silenziosi spettatori, avessero ampio spazio. Addirittura un giorno fui spinta e siccome mi feci davvero male, cos'altro ci si aspetta da una bambina se non che incominci a piangere? Quando lo dissi alla maestra per essere difesa, questa mi rimproverò tacciandomi di essere "esagerata" perché ormai ero grande e non mi ero fatta nulla. Peccato che con la gamba zoppa ci camminassi io e non lei.
5. A farmi superare il periodo del bullismo, era arrivata in mio soccorso quella che poi divenne, fino al secondo anno di scuole medie, la mia migliore amica. Dico "fino alle scuole medie" proprio perché l'episodio che voglio raccontarvi è quello che ci ha fatto separare. Avevamo condiviso da ormai quello che sembrava "sempre" tutto ed è stato un duro colpo quando all'improvviso decise di cambiare amicizie e abbandonarmi, lasciandomi sola e completamente a metà.
6. Si sa, il bullismo maschile è per la maggior parte fisico quando quello femminile è soprattutto psicologico. Come tempo prima avevo ricevuto bullismo maschile, vi racconto ora che ricevetti anche un pugno fortissimo allo stomaco sempre senza che le maestre facessero nulla per difendermi, arrivate le scuole medie, ho subito bullismo femminile e in particolar modo l'emarginazione e l'isolamento. Tutte erano organizzate in gruppetti ed io ero sempre sola perché ero incapace di schierarmi da una sola parte - come mi volevano costringere a fare - quanto piuttosto avrei preferito, essere amica di tutti senza essere astiosa con qualcuno pur di stare con qualcun'altro. Ora potrete pensare che è colpa mia, sarebbe bastato scegliermi un determinato gruppo, peccato per il fatto che quella non sarebbe stata amicizia, quanto una relazione di potere.
7. Questo punto, è il riassunto e metafora di episodi abbastanza simili, il cui uno denominatore è quello dell'avermi fatto sentire completamente fuori posto, inadeguata per stare in compagnia. Uno risale a quando un ragazzo della mia classe mi disse "ma tu ti credi così tanto una bella ragazza?" all'improvviso quando scherzavo tranquillamente insieme ad un'altro e un'altro, risale ad una in gita (chissà com'è che ho sempre odiato anche quelle). Era il giorno del mio compleanno e capitò quando con la classe, andammo in un parco giochi e quando io avevo chiesto alla professoressa se potessi rimanere con lei perché avevo paura di una determinata attrazione, un'altra compagna mi disse rabbiosa "per colpa tua la professoressa non può divertirsi". Per fortuna poi mi chiese scusa e la professoressa (vi dico per dare almeno un punto a favore alla categoria) mi disse per tranquillizzarmi "ma non devi badarle, io sono qui per proteggere voi e non per divertirmi io". È sempre importante cercarsi gli alleati giusti.
8. Sapete che uno dei fulcri motivanti per cui ho creato il mio blog è per denunciare il body-shaming, giusto? Beh, è arrivato il suo turno. Ero seduta tranquilla a parlare con una mia amica quando all'improvviso un'altra compagna mi ha detto "alzati, devo sedermi io perché tu sei troppo grassa e devi fare un po' di esercizio."
Ora sapete perché mi batto così tanto contro il body-shaming, perché non voglio che nessuno si senta come io mi sono sentita quel giorno.
9. Questo episodio è quello che è durato di meno rispetto all'arco temporale degli altri, ma non per questo non merita di non essere messo in questa lista, dato che approfondisce uno degli argomenti che tutt'ora minano il mio vissuto: la mia voce. Quando una sera uscì con una mia amica, incontrammo un gruppo di ragazzi che lei conosceva bene ma loro, non conoscevano me. Essendo una persona molto introversa, solo quando ho confidenza con una persona riesco a dialogare tranquillamente, o comunque solo con persone che mi mettono a mio agio, motivo per cui quando incontro persone nuove che non mi mettono a mio agio parlo a voce bassissima perché ho paura di parlare, dato che negli anni della scuola, mi hanno assoggettato a pensare che il mio parere non andasse mai bene, quindi ho sempre paura di esprimerlo.
Quando incominciai a parlare, uno di loro disse "ma quanto parla strano questa!" ad un suo amico e poi si rivolse a me "dai su parla, voglio vedere": nulla dire che non ho parlato proprio e per tutta la serata son stata completamente zitta.
10. Vi dicevo prima che le mie avventure col corpo insegnante non erano finite nel punto quattro, vero? Bene, ecco arrivato l'episodio di un nuovo caso.
Non so perché ma da sempre ho sentito il fiato afoso di questa professoressa sul collo e quindi dopo vari episodi in cui mi trattava visibilmente male (tanto è che un giorno dei compagni hanno dovuto pure difendermi perché era diventato palese a tutti che ce l'avesse con me) una volta lei riuscì a dire, davanti a tutta la classe che la mia presenza, l'ingombrante presenza della mia timidezza, era il motivo per cui la classe era divisa e che dovevo cambiare il mio comportamento perché semplicemente "non andavo bene". Bello, vero?
11. "Non so che dirti.", è questa la frase protagonista di questo episodio. Finalmente è arrivato il momento della prima cotta e si sa che ognuno vorrebbe che le prime cotte finissero bene, ma questo non fu il mio caso. Ovviamente l'atto di bullismo non è l'essere stata rifiutata, per carità è una cosa che normalmente più succedere...l'amore è un gioco a dadi, un rien ne va plus, quanto piuttosto il modo in cui sono stata rifiutata.
Dopo aver scritto una lettera di un bel po' di pagine in cui spiegavo i motivi della mia cotta, la risposta è stata di sole quattro parole e basta più e che non spiegava nemmeno nulla: come se tutto quello che avessi detto non fosse valso nulla e non avesse alcun significato, cosa che si poteva liquidare con uno svolazzo di mano. Poi dopo aver instaurato una lieve amicizia, che mi permettesse di avvicinarmi, anche quella è sfumata completamente, trasformandosi in una reticente conoscenza di circostanza.
12. Il dodicesimo è strettamente legato all'undicesimo perché probabilmente, se non fosse esistito quel ragazzo, non ci sarebbe nemmeno esistita la frase che sto per dirvi. Il ragazzo di cui vi ho parlato prima aveva contemporaneamente una tresca con un'altra ragazza, di cui ovviamente per non rischiare che il mio corteggiamento smettesse di viziargli l'ego finisse, non mi aveva detto niente. La mia amica lo scoprì successivamente al suo "non so che dirti" e dicendomelo, fece un bel gesto dandomi finalmente una risposta, risposta distrutta dalla frase successiva che disse "però poverino, lui aveva davanti agli occhi la ragazza che gli ha detto di no, ha sofferto più di te che glielo hai detto davanti allo schermo di un computer", nonostante conoscesse la mia immensa timidezza, nonostante sapesse che io non glielo avevo detto attraverso uno schermo perché fossi pigra quanto perché, mi sentivo vulnerabile, troppo vulnerabile per avere il coraggio di farlo...ma comunque, ero stata spinta dal bisogno di farlo e in qualche modo ci riuscì.
13. L'ultimo episodio, avendo seguito un ordine soprattutto cronologico, è il più recente e risale a un'estate fa. Non è nemmeno così cruento o esageratamente "cattivo" come alcuni altri...ma voglio raccontarlo lo stesso, perché persegue lo stesso ciclo e la stessa scia del quinto, che essendo stata più piccola, era stato anche più durevole. Passato il periodo del liceo e liberatomi della sua gigantesca e soffocante stazza, avevo trovato una nuova amica con cui uscire e con cui avevo incominciato a vivere davvero da ragazza normale e non più da "quella ragazza" quando però all'improvviso, all'inizio della stagione questa ha deciso di allontanarmi senza nemmeno darmi risposta, facendomi ritrovare di nuovo da sola, senza nemmeno spiegazioni. Sembra che all'improvviso ogni cosa sfumi, vero?
Per molti, le mie esperienze col bullismo, l'esperienze di una qualsiasi persona che soffre a causa del bullismo, le esperienze di Hannah Baker...potranno pure sembrare stupide e futili, vi capiterà di dire « se fossero accadute a me non ne avrei fatto tutto questo dramma » ma ricordatevi che non è tanto il gesto a far del male alla persona, quello è semplicemente il tramite attraverso cui ogni persona tempra il suo metro di misura del dolore, diverso per ogni persona...e anche un piccolo gesto, può cambiare la prospettiva di vita di una persona, sia in male che in bene. Fate in modo che sia in bene, per favore.
E per tutte e tutti e tutt* le e gli e * Hannah che capitano qui, voglio concludere col dire che come ci sono 13 ragioni per farla finita, ci sono altrettante 13 ragioni per continuare a sperare, nello speciale yin-yang della vita.

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