sabato 3 dicembre 2016

Ur so gay and u didn't even like...p*nis // EAD n. 4

No, non sono diventata omofoba di colpo, il verso nel titolo fa parte di una canzone di Katy Perry, l'ultimo di preciso, "Ur so gay" di un bel po' di anni fa, derivante da una delusione d'amore a cui poi si fa riferimento a tutti i "difetti" dell'uomo in questione che lo rendono "femminile".
Ora come ora sarebbe socialmente inaccettabile (giustamente) e no perché si "offende" una persona (purtroppo, intendo che se si offende un omosessuale la gente non si indigna perché è considerata come una persona, ma solo perché la considera come "omosessuale") ma viene vista come offesa per la comunità gay, nonostante parli del maschio metrosessuale, altro termine parecchio omofobo, che non c'entra per nulla col maschio omosessuale.

Battute come "bei tempi erano quelli in cui era solo la donna ad andare dall'estetista prima di un appuntamento romantico" vi fanno "ridere" perché "giocano" su questo fatto e nessuno si accorge, perché la parte della società non educante vi porta a non accorgervi che, oltre ad insultare l'uomo una volta insulta la donna ben due volte per i seguenti motivi: 
1. non c'è nulla di strano se l'uomo desidera curarsi esteticamente, non è una cosa da "donne" è una cosa "da persone"; nelle specie animali cari miei anzi è il maschio che si pavoneggia molto più della femmina durante il periodo del corteggiamento; 
2. non c'è nulla di male nella donna, quindi non capisco come credete di denigrare un uomo analogandolo alla donna;
3. non siamo nella specie animale quindi la donna va dall'estetista per se stessa e no per l'uomo in questione durante il corteggiamento; 
Ma c'è bisogno che ve le devono dire ancora queste cose? Boh.
Chiarisco che non ho nulla contro Katy Perry, anzi mi capita come di ascoltarla e nemmeno ho qualcosa contro la canzone, che adoro per il ritmo ma ho semplicemente preso ad esempio questa occasione per analizzare l'evolversi di questo "termine" da un punto di vista sociale.



Anche perché da molto tempo si fa fatica a fare queste distinzioni, prova del fatto anche i tumulti per la riforma della "Buona Scuola".
Comunque, lo avrei dovuto capire sin da piccola, e con "piccola" intendo l'età in cui era già capace di intendere e volere, che quando dicevo che ho sempre creduto che fra maschi e femmine, se non le differenze biologiche, non ce ne fossero alcune e che ad esempio una caratteristica considerata socialmente femminile come il "pianto" in realtà non era femminile perché sia maschi e femmine piangono, tutti mi dicevano che non fosse assolutamente vero. 
ERHM?
ERHM?
ERHM?

Con tutta l'informazione che c'è ora, almeno a livello del web, ciò che vi ho detto per voi è abbastanza scontato ma fidatevi che socialmente non è così o che comunque passa il messaggio della canzone, che con la definizione omofoba di "metrosessuale" confonde la parità dei sessi, l'identità di genere, il ruolo di genere e l'orientamento sessuale.
La società è un po' messa male in questa confusione sì, ma non sarebbe più facile per tutti vivere accettando le scelte degli altri quando non fanno del male a nessuno e...no, queste tipo di scelte NON TURBANO LA QUIETE DEI BIMBI, TRANQUIIIIIIIIIIIIILLI dato che i bimbi hanno un modo diverso, e più intelligente, di filtrare le informazioni rispetto agli adulti. Se vedono due uomini baciarsi per strada, avranno la stessa reazione di vedere un uomo e una donna baciarsi per strada. Sono soggetti a di tutto, e in base a quel "di tutto" imparano...non "diventano" (lo metto fra virgolette perché mi fa pure schifo pensare di dirlo) omosessuali perché l'orientamento sessuale, come vedremo fra un po', non si sceglie, ma è una cosa che fa parte dell'esperienza mentale della persona in questione.
Anzi, se proprio devo darvi un consiglio in piccolo su come educare i bambini alla diversità è quello di regalare giochi unisex come puzzle o costruzioni che stimolano lo sviluppo cognitivo, ed evitare i giochi di genere come bamboline o macchine fino a quando non sono essi stessi a chiederveli, maschi o femmine che siano. 

"Metrosessuale" in sostanza, indica il maschio eterosessuale tipico della "metro" ovvero la città, a cui piace curarsi da un punto di vista estetico: come avete capito, il suffiso -sessuale non c'entra un bel niente perché tutto ciò non ha nulla a che fare con la sessualità.
Ho parlato negli altri post di "emulazione dell'uomo" da parte del femminismo ma in questo caso mi toccherà parlare di "emulazione della donna". E no perché considero sbagliata l'emulazione di alcun tipo, ma perché trovo sbagliato che le persone, che siano maschi o femmine, debbano sentirsi costretti ad adeguarsi in base agli standard canonici, nuovi o vecchi che siano, senza che gli/le rompano le palle! 
Sono un uomo e voglio depilarmi? E lasciatemelo fare senza rompere! 
Sono un uomo e non voglio depilarmi? Ma a te che importa?!
Sono una donna e voglio depilarmi? Embé? Mi sento più sicura così!
Sono una donna e non voglio depilarmi? Quindi? Mi piacciono le gambe pelose!
Ho voluto fare l'esempio canonico della depilazione, ma vale per qualsiasi cosa che si scontra con i "ruoli di genere"...
Non includo le persone agender, consapevole che esistano, non per discriminazione ma perché anzi credo siano ancora più avanti, nella loro capacità di non volersi adeguare alle dicotomie, quindi problemi di "emulazione" non ce ne sono.
O almeno, discostandomi da queste categorizzazioni superficiali del concetto di "emulazione", ecco il motivo per cui vanta il femminismo di "aver aiutato anche gli uomini": in maniera indiretta, emancipando le donne che hanno incominciato a fare, per dimostrare a se stesse e al mondo, le cose che un tempo erano prettamente "maschili", allo stesso tempo, soprattutto per quanto riguarda ciò che ha portato l'ondata degli anni '90 ovvero la terza ondata di femminismo, gli uomini si sono ritrovati a domandarsi "ma quindi cosa definisce cosa è un uomo?" una sorta di "post-femminismo" che di conseguenza ha portato l'uomo, a miscelarsi con gli stereotipi e fare cose che di solito erano prettamente "femminili", il tutto da un punto di vista sociale ovviamente. Un applauso al femminismo perché questo è il femminismo che mi piace, come surrogato dell'egualitarismo.


Arriviamo alle prove evidenti.
Hanno fioccato "Family Day" vari contro la riforma della "Buona Scuola" che ha fatto un sacco di scalpore perché tutti hanno pensato ad una fantomatica "ideologia gender", termine per indicare chissà qualche costrizione o inculcamento di alcun tipo; ideologia che non esiste perché non ha niente a che fare con gli "gender studies" (studi di genere), con base più scientifica che religiosa.
Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha dovuto addirittura stilare un ulteriore documento in cui si precisa di cosa questa riforma tratta per evitare fraintendimenti, e cito testualmente:
"Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119" dato che "Il Decreto legge 14 agosto 2013 (convertito nella legge n.193/2013), a cui si fa riferimento nel comma 16 della “Buona Scuola”, enuncia le finalità del "Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere" che anche la Scuola è chiamata a perseguire:
a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la consapevolezza degli uomini e ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne;
b) promuovere l'educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell'ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo;
[...]
g) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle competenze delle Amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking;" ponendo infine: "L'attenzione delle scuole la necessità di favorire: l'aumento delle competenze relative all'educazione all'affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119".

Tutta questa confusione, questo terrore che ripeto deriva soltanto dalla cattiva informazione e paura che c'è intorno a certi argomenti, argomenti che cercano e vogliono soltanto promuovere un nuovo tipo di società in cui non esistano discriminazioni di alcun genere, come la Costituzione italiana detta "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" e inoltre "la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato" quindi "a tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini" perché in sostanza "La finalità del suddetto articolo è, dunque, quella di trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo i diritti e i doveri della persona costituzionalmente garantiti, anche per raggiungere e maturare le competenze chiave di Cittadinanza".
Il mio intento con questo post è quindi di spiegarvi la differenza fra "parità dei sessi", "identità di genere", "ruolo di genere" e "orientamento sessuale", grazie al quale tutt'oggi si parla grazie agli "studi di genere", argomenti su cui socialmente evidentemente vedo non tutti hanno le idee chiare.
La "parità dei sessi" è una condizione promulgata dall'egualitarismo che risponde alle esigenze del femminismo, condizione per cui i diritti delle donne che siano sociali, politici, economici sono sullo stesso livello e hanno tanta valenza quanto quegli degli uomini e viceversa.
L'"identità di genere" invece, è quella condizione mentale in cui si può o non si può far riferimento al proprio sesso biologico per determinare chi siamo, più precisamente chi ci sentiamo di essere. Il sesso biologico è una cosa che non si può in maniera naturale decidere, ma l'identità di genere è soltanto su un piano mentale ed è una cosa che si sente, SI SENTE sì non si sceglie o decide in alcun modo, SI S-E-N-T-E.
Non si può dire ad una persona "embé, sforzati un po' ad accettarti": non c'è alcun bisogno di accettarsi, non c'è nessuna malattia da curare poiché si è, si nasce con una diversa identità di genere rispetto a quella biologica e non perché si sceglie, ma perché la realtà mentale è questa. Il "diventare" rientra solo nel concetto prettamente fisico in cui queste persone possono decidere o no di sottoporsi a cure ormonali o operazioni vere e proprie.
Le macro-categorie per quanto riguarda l'identità di genere sono:
- cisgender: coloro che riconoscono il proprio sesso biologico come corrispondente all'identità di genere;
- trasgender: è un termine ombrello che racchiude più sfumature dell'identità di genere come coloro che sono, fisicamente parlando, sulla via di una operazione o coloro che non si riconoscono nella binarietà;
- transessuali: coloro che hanno deciso di operarsi o sono parzialmente operati mediante anche cure di tipo ormonale e che sono m→f quando si definiscono col genere femminile, invece f→m quando si identificano col genere maschile, anche seguendo le regole della lingua;
- agender: coloro che non si riconoscono nella dicotomia uomo/donna;
- bigender: coloro che si riconoscono in entrambe le dicotomie uomo/donna;
- intersex: coloro in cui coesistono caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie;
Per quanto riguarda il crossdressing (chi decide di vestirsi in pubblico o in privato, con abbigliamento "tipico" del sesso opposto"), i/le drag queen/king (coloro che si esibiscono in canti o balli indossando l'abbigliamento tipico del sesso opposto), il genderfluid (identità non fissa che cambia in base alla situazione) o l'androginia (chi "incarna" socialmente entrambi i ruoli di genere), più che un'identità di genere da un punto di vista mentale, sono identità di genere da un punto di vista sociale, che fanno dunque riferimento al ruolo di genere e non al transgenderismo.
Il "ruolo di genere" è una condizione prettamente stereotipata secondo cui socialmente parlando, certi determinati ruoli della società appartengono nella norma alle femmine e altri ruoli ai maschi.
Abolire i "ruoli di genere" non fa che aumentare la "parità dei sessi" di cui vi parlavo prima poiché si abolisce l'idea che ad esempio l'uomo non può fare le pulizie di casa e la donna non possa fare il pompiere, perché sì possono fare entrambi qualsiasi cosa senza che di faccia alcunché riferimento all'identità di genere o orientamento sessuale che sono COMPLETAMENTE separati dall'idea del ruolo di genere
L'"orientamento sessuale" è invece la condizione che pone a scegliere le preferenze da un punto di vista sessuale/sensuale/romantico nei confronti dell'altra persona, in parole povere chi si sceglie come partner sessuale per la propria vita.
Le macro-categorie sono:
- pomos-: coloro che definiscono l'orientamento sessuale non come caratteristica della persona ma come caratteristica della relazione;
- eteros-: coloro che provano attrazione per persone del sesso opposto;
- omos-: coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso;
- bis-: coloro che provano attrazione per persone sia dello stesso sesso, che del stesso posto, riconoscendole nella dicotomia di genere;
- pan-: coloro che provano attrazione per le persone indipendentemente dal genere, ovvero anche per coloro che non si riconoscono nel proprio sesso biologico o dicotomia di genere;
- as-: coloro che non provano alcuna attrazione sessuale;
- demis-: coloro che provano attrazione sessuale solo dopo aver instaurato un legame affettivo profondo; 
- etero/omo/etc.-romantico: coloro che non sono alla ricerca di una relazione sessuale ma soltanto di una relazione da un punto di vista romantico;
Inoltre le categorie dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale facenti prettamente parte della comunità LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuali/Allies e il + si riferisce al resto delle minoranze) che si sentono "oppressi" da una categorizzazione eteronormativa della società si indicano come facenti parte del termine "ombrello" "queer", ovvero facenti parte di una minoranza.
Dunque, al massimo "identità di genere" e "orientamento sessuale" sono "cumulabili" ma NON "reversibili": ad esempio una transessuale (quindi m→f) a cui piacciono gli uomini è etero, è così via.
Nonostante sono consapevole parecchi preferiscono non etichettarsi, spero che nessuno si ritenga offeso dal mio spiegare queste categorizzazioni perché credo che le etichette siano cosa buona per far capire alle persone eteronormative che il realtà non c'è niente di più normale nella pseudo-"diversità"; io stessa ci tengo a etichettarmi per sentirmi inserita in uno schema mentale personale, ma il mio intento non è quello di obbligare nessuno a farlo, ognuno sa cosa è meglio per sé, sia chiaro. Per quanto riguarda invece il coming out o l'outing, che giustamente devo tirare in ballo, li considero argomenti più complessi e delicati per spenderci due paroline e che quindi affronterò in un post successivamente.



Se sulla parità di sessi in qualche modo, almeno mentalmente, ci siamo grazie alle opere del femminismo, la differenza fra "identità di genere" e "orientamento sessuale" è ancora poco nota.
Se la norma statistica è che l'uomo come uomo debba mettersi con una donna in quanto donna, non vuol dire che tutti sono tenuti a rispettare questi canoni (uscite da questo schema mentale eteronormativo), quindi se ad un uomo piace un altro uomo, ciò non vuol dire che uno dei due nella coppia deve essere donna, là si parla di identità di genere. Quante volte avete sentito dire "chi è la donna nella coppia?" "chi porta la gonnella?". Ciò ovviamente capita anche in una coppia eterosessuale, quando si dice che "la donna porta i pantaloni" come se la donna non possa essere forte come sua prerogativa personale senza far riferimento alla forza o il coraggio dell'uomo che è rappresentato dai "pantaloni": da qui deriva un altro discorso del "boobies power" e dei "ruoli di genere" che approfondirò meglio in un'altro post.

Dunque, la riforma (esempio) che dovrebbe secondo me proprio estendersi anche all'intera società e non solo nella scuole, favorisce oltre che l'abolizione dei "ruoli dei generi" anche la vera "parità di genere", in modo tale che le persone che hanno un'"identità di genere" o un "orientamento sessuale" non canonici (si spera, diventeranno tutti prima o poi così che potremo essere considerati TUTTI UGUALI) non vengano discriminati. Ad esempio per insegnare che l'uomo può stirare i propri panni come se non ci fosse mai stato il pensiero che da sempre le donne lavano i panni, oppure un ragazzo può indossare dei pantaloni rosa e non deve venire più discriminato perché ciò non ha nulla a che fare con la propria "identità di genere" o il proprio "orientamento sessuale", e anche fosse in entrambe non c'è nulla di male. Oppure che se si ama una persona dello proprio stesso sesso oppure si amano entrambi i sessi, oppure ancora che chi decide che il proprio sesso biologico non corrisponda con ciò che sente come propria identità di genere, non bisogna essere guardati come diversi perché non lo si è, si è solo se stessi. E non c'è nulla di male, MAI, nell'essere se stessi e ammetterlo col mondo.

Se avete domande, sono qui disponibile a rispondervi.

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