martedì 13 dicembre 2016

L'aborto non è un metodo contraccettivo

Quando essere contro l'aborto è socialmente inaccettabile e il perché dell'esistenza degli obiettori di coscienza.

So già che verrò odiata dalla maggior parte delle persone che leggeranno questo post, ma poco mi importa dato che lo scopo, almeno da parte mia, non è quello di generare odio, se volete farlo voi siete liberi di farlo, ma quello di analizzare il fenomeno da un punto di vista sociale, per quanto, data la delicatezza, ciò è umanamente ammissibile. 
Vi chiedo quindi se prima di saltare a conclusioni affrettate, nonostante sia un argomento difficile da affrontare, leggeste il post fino in fondo prima di capire da quale parte della bilancia la mia idea sta.
Premetto dicendo che ovviamente parlo di aborto volontario e consenziente e che non è assolutamente mia intenzione giudicare nè chi lo pratica e nemmeno chi non lo pratica, incolpare nè chi è favorevole e nemmeno chi non lo è, ma vi parlo soltanto per esprimere la mia idea ed accendere un confronto di matrice sociale più che etica, perché ognuno di noi si occupa della propria etica.



Ve lo concedo, il dibattito più acceso in quanto all'aborto si ha in ambito religioso, motivo per cui Papa Francesco qualche settimana fa ha emanato l'assoluzione di tutti i medici e le donne che hanno praticato il peccato dell'aborto se pentiti. 
Ovviamente io non sono qui per dirvi che è un "peccato" perché, spostando il dibattito su un piano sociale o morale che sia, si è pro o contro per altri motivi che sono al di fuori dal "peccato". 
Comunque chiarisco, per i non bigotti (sono ironica con questa parola, ovviamente) che non hanno capito le parole del Papa e si sono indignate perché "le donne non hanno bisogno dell'assoluzione riguardo le loro scelte" vorrei dirvi che come voi potete dire la vostra opinione, anche il Papa può dire la sua (primo), e (secondo) il discorso del Papa si rifà alla parabola di Gesù e Maddalena del "chi è senza peccato scagli la prima pietra", giusto per farvi capire da quale parte sta sia il Papa che Gesù, oltre che (per terzo) la religione come le altre cose ha delle precise regole in cui nella concezione ci sono determinati peccati come può essere la gola o la lussuria, anche l'aborto e se voi non siete credenti è evidente che il dibattito non riguarda voi e non dovreste sentirvi così offesi o che in qualche modo ciò non dovrebbe tangervi. Il Papa non ha "assolto" l'aborto che continuerà ad essere un "peccato" ma ha "assolto" le donne e i medici che lo hanno praticato se pentiti, tutto ciò in ambito religioso e no statale o ospedaliero.
Ma comunque, come potrete leggere se vorrete farlo, il mio post non si fonda sul punto di vista religioso ma su quello sociale.


Volevo iniziare questo post incorporando questo video che parla di Gianna Jessen, una sopravvissuta all'aborto salino.
E per cercare di essere in parte imparziale, per farvi capire che non è per tutti una questione religiosa, questo articolo di un medico ginecologo non obiettore. 
E adesso, sul versante totalmente imparziale e per farvi capire che sono in primis rispetto il parere di tutti, vi consiglio di vedere questo interessantissimo video contro l'obiezione di coscienza. 


Quando ero piccola e girovagavo per internet, mi capitava di incappare in quel tipo di storielle in cui ci si immedesimava nel piccolo bimbo e si raccontava come avrebbe potuto reagire in caso di aborto...non so se avete presente, in tal caso ne posterò alcune a fine post, solo per chi ne fosse interessato. 
Credo sia proprio grazie a queste storielle che mi sono messa a pensare sin da sempre alla questione ma ormai credo di essere un po' grandicella per pensarci attraverso sentimentalismi vari, quindi preferisco affrontare con voi l'argomento in maniera più raziocinante, come ad esempio citando la bellissima opera di Oriana Fallaci.


La stessa Oriana, nonostante in una delle sue lettere abbia affermato e riaffermato che il suo libro non parla dell'aborto, è automatico e comodo collegare questo libro a questo argomento e proprio a causa di ciò è stata criticata sia dagli abortisti che dai pro-vita dunque, il mio post oltre che sull'argomento dell'aborto vero e proprio, vuole essere collegato anche al tema del "socialmente accettabile" poiché in una società come la nostra che si considera super moderna, essere contro l'aborto è più che altro "socialmente inaccettabile"che davvero un argomento di tema sociale. 
La lettura di questa Lettera è stata davvero intensa e credo che Oriana stessa quando diceva che questo libro non fosse sull'aborto, non mentiva del tutto poiché più che un libro sull'aborto, è un libro sulla maternità e nel concetto di maternità rientra anche il significato di chi da la vita.
La prima arma di difesa degli abortisti è che l'aborto non è sbagliato perché non si parla di "vita" ma di "agglomerato di cellule". È stata la prima, ed è così estremamente coraggiosa, che sarà anche l'ultima a dire che in realtà si abortisce comunque una vita. Discostando completamente l'"accezione" di "sbagliato" da "cattivo". Anche per chi è contro l'aborto, che lo considera sbagliato, non dirà mai che è una cosa "cattiva" perché valutando le proprie esperienze, una madre non è mai "cattiva" nei confronti del proprio figlio.
Questo libro uscì nel 1975, è attualissimo ora come lo era allora, tempi in cui qualche anno dopo ci sarebbe stato un referendum per abrogare l'aborto che, come giustamente doveva accadere, la legge non fu abrogata.
Tratta di una donna, di proposito senza nome, per rappresentare tutte le donne; un romanzo di una donna che parla delle donne per le donne. Non perché ai tempi, come ora, gli uomini non sono in grado di capire l'argomento, ma perché è molto difficile mettersi nei panni di una donna incinta come donna, figurarsi da un punto di vista maschile.
Ha un rapporto particolarmente altalenante col figlio, "altalenanza" che ne decreterà le conseguenze. Ma Oriana e la sua protagonista, con una sensibilità magistrale, ci insegnano che non c'è una colpa, in qualsivoglia conseguenza.
Non posso che non schierarmi con lei, che non era pro o contro l'aborto, ma semplicemente a favore della vita perché l'esistenza è decisamente meglio che il nulla. 

In Italia è permesso abortire nei primi 90 giorni di gestazione; tra il quarto e quinto mese è possibile ricorrere alla IVG solo per motivi di natura terapeutica, ciò perché di base allo scadere dei 90 giorni, settimana più o settimana meno, l'embrione è in processo la fase per essere un feto oltre che per il fatto che aumentano di netto i rischi, perché sì i rischi grossi ci sono anche quando si decide di abortire.
Non voglio perdermi in manfrine in cui vi elenco scientificamente i passaggi poiché è facilmente possibile trovarli su internet e non è mia intenzione scrivere un articolo fotocopia.


Parto dal presupposto di essere contro l'aborto (come se non si fosse capito) ma tranne in casi eccezionali, eccezionali che vuol dire "che fanno eccezione, no nella norma" e non di certo per motivi religiosi poiché se ad esempio i medici obiettori di coscienza si affidassero solo alla religioni e credessero ai miracoli, non credo che butterebbero anni di studio della propria vita sui libri ma pregherebbero ad ogni intervento.
I casi eccezionali di cui vi parlo sono i casi in cui sussistono problemi concreti a livello di salute sia della madre che del bambino, come per esempio quando nel bambino c'è una malformazione grave o pericolo di morte sia per esso o per la mamma nel caso in cui si porta avanti la gravidanza, oppure nei casi in cui c'è stata violenza carnale, l'ultimo comunque ancora in sospeso perché a pagare ne sarebbe sia la madre che il bambino, e non è abortendo che ci si libera dal trauma della violenza. 


Il resto dei casi come irresponsabilità degli adolescenti che quindi si deresponsabilizzano perché "giovani che hanno bisogno di divertirsi", gravidanze indesiderate fra coppie, problemi economici o lavorativi sono contro e preferisco che si protenda verso l'adozione. 
Il caso più idiota credo siano proprio i problemi economici perché il reale problema non è il bambino che verrà ma il consumismo poiché quando qualche decennio fa le coppie erano poverissime, i figli erano molti di più rispetto ad ora quindi non credo dovremmo nasconderci dietro un dito. 

Nei casi in cui una gravidanza non è programmata da una coppia, i casi in cui si parla di aborto perché il piccino non è voluto, è ovvio che sussistono problemi psicologici oltre che quelli sociali e culturali, che per fortuna quelli culturali stanno via via scomparendo. In questi casi la donna è consapevole di ciò che può succedere, che può capitare una gravidanza se ha rapporti sessuali dunque se si prende la responsabilità per farlo, credo debba prendersi la responsabilità delle conseguenze. 


Non credo l'aborto sia una conquista della libertà della donna come osanna il femminismo poiché in realtà ci sono due vite che devono essere prese in considerazione, c'è la libertà del bambino di avere una possibilità alla vita, scelta che gli viene strappata. Come ci si dovrebbe sentire una persona che ha già una vita avviata e libera se pensa al fatto che oggi non sarebbe potuta essere qui soltanto perché la propria genitrice non ha voluto darle una possibilità? 
Giustamente da dentro l'utero non si può esprimere questa libertà quindi deve essere la madre a salvaguardarla, poiché in quel momento la madre, il suo utero diventa un piccolo scrigno magico. 
C'è un motivo per cui la natura ha deciso che dalla donna avrebbe dovuto nascere la vita perché è di possibile vita che stiamo parlando. Psicologicamente parlando la relazione tra madre e figlio inizia dall'ambiente intrauterino e soprattutto fisiologicamente e non dalla nascita del bambino, come la maggior parte delle persone credono. 
Poi personalmente credo che la vita inizi dal concepimento, dal primissimo momento in cui si incontrano le cellule sessuali se non addirittura, da un punto di vista quasi sentimentale, dal momento in cui due genitori decidono di dare la vita a qualcuno anche solo pensando ad un progetto insieme, il progetto che crea la famiglia. Ma questo ultimo appunto è personalissimo, dunque non c'entra nel contesto.
Ovviamente in caso di aborto si parla di situazioni in cui non si parla proprio del pensiero di un progetto famiglia, ma ciò non toglie che al bambino dato che ormai c'è, non gli si possa dare la possibilità al dono della vita; oltre il fatto che grazie all'adozione, molte famiglie che vogliono ma non possono decidono di poter migliorare la loro e la vita del bambino che avrebbe potuto sentirsi non ben voluto. Quindi perché non optare per l'adozione?
Sono consapevole che anche l'adozione è un processo difficile, come lo è quello di scegliere di non abortire o scegliere di abortire, ma al contrario dell'ultimo credo sia quello meno peggio.
Ciò non vuol dire che se conoscessi qualcuna che ha deciso ciò mi permetterei di chiamarla "assassina" anzi, la prima cosa che farei sarebbe confortarla ma nel caso in cui dovessi dare consigli dal mio punto di vista, direi che deve tenere conto di due vite e non solo la sua. 


Molti si lamentano che negli ambienti ospedalieri "Pro Vita" si eserciti una forma di violenza come il dire alle donne che vogliono abortire, di non abortire ma io azzarderei a dire anche l'esatto opposto ovvero che vedo come forma di violenza anche il consigliare in maniera superficiale e facilitata di abortire perché la legge e la scienza lo permettono. Non ho mai visto una donna che è serena ad abortire se non quelle che non devono abortire, per strada a fare gli striscioni, sul serio, piuttosto è più facile vedere gente felice di non averlo fatto. 
Vi chiedo, più che di aborto perché non si parla invece di educazione sessuale che a dire "ciclo" in pubblico, la gente ancora arrossisce? 
La maggior parte delle volte, come gli aborti delle ragazzine, più che un problema di aborto è un problema di mancata educazione sessuale e la prova sociale della mancanza che di ciò che vi sto dicendo, è il fatto che se si dice "profilattico" in pubblico, la gente si nasconde manco se si fosse detto "orgia", nulla togliendo all'orgia che se consenziente, è una pratica sessuale come le altre. Il punto è che molti casi di aborto non ci sarebbero proprio se ci fosse molta più educazione all'affettività e al sesso, entrambe cose, pulsioni NATURALISSIME per l'essere umano e per il suo sviluppo.

Chi è fortunato ne parla in famiglia prima di tutto, ma molto più spesso purtroppo ciò non succede e le "vittime" risultano le femmine perché è più facile che il maschio venga educato dato che "questo il suo compito" perché se non fa sesso "non è un vero maschio", invece la femmine, che potrebbe avere una ripercussione importante come la gravidanza, sulla quale quindi dovrebbe gravitare maggiormente un'ottima educazione sessuale, verrebbe considerata "troia". 
Mi sembra superfluo, dato che scadrei nel fuori tema ma lo faccio perché lo ritengo importante ricordarlo, sottolineare che un maschio che decide di non fare sesso è tanto maschio quanto chi decide di farlo e una femmina che decide di fare sesso non è troia e dovrebbe essere considerata alla stregua di chi decide di non farlo.
L'impatto che può avere la famiglia l'ho visto concretamente perché quando al liceo mi capitava di parlare anche con compagni maschi di "mestruazioni" perché per me argomento normalissimo tanto quanto "cosa si mangia a pranzo", venivo richiamata da una mia compagna di classe perché "le mestruazioni sono cose da femmine" con altre ragazze che l'accordavano pure. Ringrazio me stessa che in quei momenti più che vergognarmi, ero scioccata perché altrimenti non potrei qui a insegnarvi a PARLARNE con tutti, maschi e femmine, indistintamente, perché anche l'apporto sociale e le persone che si frequentano fa tanto in molte questioni come questa.  
I genitori così inibiti non si rendono conto che fanno solo danni ai loro figli, non capendo che la "pulsione sessuale" non è una cosa indotta che che quindi se non se ne parla, il figlio non la prova o non la sperimenta, ma una cosa che "si sente" naturalmente e più consapevolezza farebbe tanto per la protezione, su tutti i fronti, perché le conseguenze non sono solo su uno, come potrete immaginare. 
Ciò che penso infatti non lo penso come una "costrizione al non aborto", quanto piuttosto un'insegnamento verso l'altro piatto della bilancia di favorire una preventiva educazione sessuale sia da giovani, e per tutti, che serva per tutta la vita. 
Credo che un modo efficace sia per aiutare le madri che intendono abortire e i bambini che vengono abortiti sia inoltre la costruzione di centri in cui le neo-mamme o le neo-mamme che hanno intenzione di abortire perché costrette dalle circostanze vengono aiutate sia psicologicamente che economicamente e concentrare le proprie energie proprio su questo anziché di fare 'lotte fra partiti' per strada.
Si evitano così anche gli aborti indiscriminati di chi non capisce le situazioni ma poiché semplicemente c'è la libertà legislativa di farlo, non capendo che prima di tutto è un processo rischioso sia psicologicamente che fisicamente e inoltre questa superficialità è una forma di irrispetto per chi subisce aborti spontanei o per chi non riesce ad avere figli.


Potrei capire chi intende la scienza come unica forma di conoscenza dunque pensa come se la scienza dice, la scienza può ma direi che dato che in medio stat virtus, insieme a questa conoscenza di debba tener conto anche di altre poiché nonostante si pensa che chi ha un'idea differente dalla propria sia "non informato" è preferibile la via del "non sono d'accordo" poiché il proprio parere vale tanto quanto quello di un'altra persona e nessuno dei due pareri sono "pareri di mondo". 
Sottolineo che in qualsiasi caso e non solo nei casi in cui si parla di aborto, essere contro o favorevole ad un'opinione è ignobile nel caso in cui si vuole violare una libertà altrui.
In Italia pur essendoci la legge contro l'aborto grazie al femminismo, sempre grazie ad esso che libera tutti come la "strega mangia colore" c'è anche la legge che protegge i ginecologi obiettori di coscienza, poi il fatto che non è giusto fare il ginecologo in Italia se si è contro l'aborto rientra nella morale personale come persona. 
Non è giustificabile dunque dire che è colpa della religione che esistano medici così poiché i medici conoscono la scienza molto meglio di chiunque altro, di chiunque persona comune parla perché ha la bocca e nonostante questo, purtroppo, le percentuali di obiettori di coscienza sono abbastanza altre soprattutto negli ospedali pubblici. Ecco, una piaga da combattere è proprio quella dei finti obiettori di coscienza che si approfittano delle persone e sono obiettori di coscienza negli ospedali pubblici ma da privati praticano l'aborto. Un altro gravoso problema è di chi è costretto ad andare da persone non specializzate quindi è sottinteso che la cosa fondamentale è quella di mantenere l'operazione il più sicura e accessibile possibile negli ospedali pubblici e su questo, non ci sono dubbi.
Voglio sottolineare però che avere una opinione "socialmente inaccettabile" ovvero diversa dalla normalità statistica, non vuol dire che di base si ignorano le cose perché come esistono questi obiettori di coscienza, esistono quelli che pur essendo contro in quel caso indossano il camice e diventano medici che rispettano la scienza, ma si parla di "modi di agire" indipendenti dalle "opinioni". E allo stesso modo si può fare teoricamente la metafora delle madri che una volta in gravidanza, diventano genitrici ed è un ciclo che gira. 
Anche ora, con una vita avviata, si è un insieme di cellule ma si è semplicemente più "evoluti" rispetto ad essere "soltanto un insieme di cellule in evoluzione" perché qualcuno prima ha scelto di donare la vita. 

Riepilogando, lo stato garantisce a tutte l'intero diritto alle donne e ai medici di praticare l'aborto, com'è giusto che sia rispettando la legge. 
Praticare o no l'aborto è a PROPRIA DISCREZIONE quindi come esistono donne e medici che decidono di abortire, è normale che esistono donne e medici che decidono di non abortire. Non si tratta di eliminare l'obiezione di coscienza, ma in ambito sociale, ciò che sarebbe davvero valido per non permettere all'obiezione di coscienza di prevalere sui non obiettori è GARANTIRE CHE SI FORMI LA GIUSTA EQUITÀ' fra medici obiettori e non obiettori in unno stesso ospedale o comunque in una stessa regione; oltre che denunciare chi si approfitta del diritto di obiezione di coscienza per non aiutare le donne in stati critici e soprattutto, chi diventa "non obiettore a pagamento". 
Tirando le somme, quando si parla di essere pro o contro a situazioni delicate come l'aborto, è giusto che si parli SOLO per se stessi, che siate pro o siate contro, il vero diritto che non avete è decidere quale sia il pensiero giusto nella testa degli altri. 
In sostanza, non sono contro la libertà di abortire, non sono contro la legge, non sono completamente contro l'aborto, sono sicura ci sono i casi in cui essere pro è decisamente inevitabile ma sono contro l'aborto come atto di deresponsabilizzazione, l'aborto indiscriminato a cui sono favore le persone senza nemmeno porsi la domanda delle ripercussioni psicologici sulla donna o sul medico, che diventa un burattino, dopo che si effettua e sono contro chi lo "giustifica" pensando di avere dalla propria parte la "tesi dell'ammasso di cellule". La scienza, per primo potenzialmente può tutto come anche le cose illecite ma ciò non vuol dire che c'entra con la morale, che è appunto UMANA e secondo, la scienza NON HA MAI DETTO che quegli embrioni sono "solo un ammasso di cellule" e della stessa opinione come vi ho già detto sono anche i libri di Psicologia dello Sviluppo, che chi non vuole mettere un limite alla propria ignoranza può aprire. 
Sono contro quelli che sono totalmente a favore perché non sanno nemmeno di cosa stanno parlando e lo sono semplicemente perché lo hanno sentito dire da altri e ripetono tutto ciò che sentono come pappagalli e solo da chi lo sentono, ha magari davvero le proprie ragioni ma che vengono espresse dal cervello e no dalla semplice bocca, in sostanza è più una questione di "socialmente inaccettabile" per non essere chiamati "bigotti".

Sono consapevole che crescere un figlio sia complesso, soprattutto da un punto di vista educativo poiché significa "creare" una persona dotata di "vita propria" e non soltanto perché biologicamente si è capaci di fare figli, motivo per cui nel mio discorso voglio dissociare l'aborto dalla maternità o dalla paternità, che essi siano idee o fatti concreti, nel senso che "far nascere" non significa necessariamente "saper far crescere" e se ciò fosse automatico, il mondo sarebbe un posto decisamente migliore. 


"Se stacchi un germoglio da un prato, vuoi o non vuoi, stai comunque staccando un fiore."


1.
Settimana 1: Da oggi esisto, sono stati i miei genitori che si vogliono bene.
Settimana 3: La mamma ignora la mia esistenza, ma io vivo dentro di lei e le faccio compagnia anche se ancora non lo sa!
Settimana 4: Oggi è il compleanno della mamma, ha compiuto 17 anni. È molto giovane vero? Anche il papà è molto giovane, ha 19 anni e quest'anno prenderà la maturità classica, è davvero un bravo ragazzo!
Settimana 5: Questa notte la mamma ha vomitato due volte e questa mattina si è sentita male durante l'interrogazione di latino. Mi dispiace molto che soffra per me. La mamma è andata dal dottore e aveva paura, molta paura: "coraggio" le ho gridato ma forse non mi ha sentito! La mamma ora sa che ci sono anch'io! La mamma non mi sembra tanto felice di aver scoperto di avermi dentro di lei...La mamma oggi ha pianto per tutto il giorno...Non capisco che sta succedendo, prima era così felice...
Settimana 7: Mamma, amo il suono della tua voce! Ogni volta che lo ascolto, ondeggio di qua e di là. Il suono del battito del tuo cuore è la mia ninnananna preferita.
Settimana 8: Mamma, oggi ho imparato a succhiarmi il pollice. Se potessi vedermi, potresti sicuramente dire che sono un bambino. Non sono ancora grande abbastanza per sopravvivere al di fuori della mia casa. È così bello e accogliente qui!
Settimana 10: Mamma mi ha portato a fare una passeggiata, poi ha incontrato papà che le ha offerto una cioccolata calda...Come sono carini insieme! Per un momento mi sono sembrati strani, poi la mamma ha cominciato a parlare in un modo altrettanto strano. Non ho capito bene, specialmente un termine come "aborto"...chissà cosa voglia dire, comunque sono sicura che tutto ciò non mi riguarda. La mamma è rimasta a letto tutto il giorno, avrà avuto male alla pancia, non lo so, non riesco a capire! 
Settimana 11: I miei genitori si sono trovati, e appena si sono visti sono scoppiati a piangere. Poi sono saliti in macchina della nonna, e si sono diretti in un ospedale qui vicino, sono rimasti ad aspettare 2 ore seduti su un lungo corridoio, senza dire una parola. Entrambi con la faccia afflitta. Ecco, ora siamo entrati in una stanza dove ci ha accolti un dottore, che ha fatto rimanere me e la mamma nella stanza, e il papà e la nonna sono rimasti fuori. Ad un certo punto sento il dottore che dice "siamo pronti per l’ operazione", e ho capito cosa stava succedendo, mamma mi stava uccidendo. 
Settimana 12: Mamma abbiamo passato così poco tempo insieme, speravo di conoscerti meglio, e di crescere insieme a te, perché mi stai facendo questo! Salutami papà e digli che mi mancherà, scusate se sono apparsa per errore, credo non sia stata colpa mia, comunque sia, ciao mamma, ti ho voluto bene...

2.
Ciao. Mi chiamo… Anzi non mi chiamo. Sono troppo piccolo per avere un nome. Ho appena qualche settimana di vita. La mamma non si è ancora accorta di me. Semplicemente, percepisce in lei qualcosa di diverso, ma non immagina cosa possa essere: improvvisi sbalzi d’umore, capogiri, eccessiva stanchezza. Non sa che io sono dentro di lei. Poi, realizza il fatto di avere un ritardo, e si spaventa. La mamma è giovane. Va ancora a scuola. Percepisco la sua angoscia, e mi ferisce la sua speranza della mia inesistenza. Continua a ignorare la cosa, a voler credere che io non esista. Oggi però ha finalmente trovato il coraggio di scoprire la verità: adesso sta entrando in farmacia per acquistare un test. 
Si rivolge al farmacista timidamente, parlandogli a bassa voce. Temo che si vergogni di me. Torna a casa. Chiudendosi in bagno, affronta la realtà: prende il test fra le sue mani, e dopo qualche istante comprende che c’ero, che esistevo. Mi ha profondamente colpito la sua disperazione: avvertivo il suo dolore, unito al mio che cresceva man mano per la sua infelicità. Perché non mi vuoi, mamma? Non piangere, tranquilla. Ci sono qui io che ti voglio bene. Adesso prende il cellulare. 
Sta facendo uno squillo a papà. Non so cosa gli stia dicendo, ma la mamma si arrabbia molto con lui, grida, gli urla che io non sono un dente caricato da estirpare: sono un essere umano! Dice che non può tirarsi indietro, fingere che la cosa non esista, perché che lo voglia o no, lui è mio padre. La mamma è così piccola ancora, fragile, ha bisogno del sostengo morale di papà, soprattutto per dare la notizia ai nonni. Invece si trova costretta ad affrontare ogni cosa da sola, perché papà non vuole saperne di me. Papà, quando la mamma ha saputo di me è scoppiata in lacrime, tu addirittura vuoi buttarmi via: perché non mi volete? Cosa vi ho fatto di male? Sono solo un bimbo innocente. Ora la mamma lo sta dicendo alla nonna. Nonna, cosa fai? Perché le hai dato uno schiaffo?!? Cosa c’è di tanto cattivo in me, che non deve nascere? Mamma tranquilla, andrà tutto bene. Non intristirti perché hai litigato con la nonna. Vedrai, le passerà. Andrà tutto bene.
Sono passati tre giorni. Ora ho tre giorni di vita in più. Che bello, non vedo proprio l’ora di nascere, di imparare a camminare, a parlare, a correre. Voglio che mi insegni tutto quello che sai, mamma. E non importa se papà non mi vuole, magari con il tempo cambierà idea. Per adesso mi basti tu. E così bello addormentarsi con te, mammina, svegliarsi con te, accompagnarti in ogni cosa che fai.
Ora stiamo entrando in uno studio medico. Non piangere, mamma. Ci sono qui io che ti voglio bene. Vedo il dottore, molte macchine e tanti infermieri. Se già curiosa di sapere se sarò un maschietto o una femminuccia? Eppure tu continui imperterrita a singhiozzare. Cos’è? L’emozione di sapere il mio sesso? Continui a ripetere, accarezzandoti il ventre. Perdonarti di cosa?!? Perché dovresti avere bisogno del mio perdono? Cosa stai facendo, per chiedermi scusa?
Sento un dolore, una specie di ago che invade il mio piccolo mondo perfetto. Ho capito tutto. Le mie cellule strappate dalla tua carne. Ora capisco che tu non mi insegnerai mai a camminare, a parlare. Perché io non nascerò mai. Non piangere mamma, io ti perdono. Chissà se esiste un paradiso per i bimbi mai nati.
Addio mamma. Saremmo stati felici insieme, ti avrei voluto tanto bene. Addio.
Il tuo bambino senza nome.



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