venerdì 28 ottobre 2016

Davvero serve ancora il femminismo?

Perché credo che il femminismo non funzioni più come una volta e debba essere cambiato in antifemminismo


Mi è capitato spesso di essere fraintesa quando affermavo di essere antifemminista ed essere catalogata semplicemente come 'idiota e cattiva' perché non appoggiavo il femminismo. Un po' quando si dice che si è femministe e l'interlocutore pensa ad un cane rabbioso. Ma di quale femminismo stiamo parlando?
Fortunatamente il resto delle volte, purtroppo ancora poche, mi è stato chiesto realmente il mio parere e se state leggendo questo post, vuol dire che interessa saperlo anche a voi.

Innanzitutto credo che il femminismo sia una gran cosa, almeno se usato nella maniera giusta.
Una delle prime cose che mi fanno torcere il naso è che all'interno dello stesso movimento femminista non si sappiano bene i confini definiti, o non ci sarebbe stato il bisogno di avere più ondate, e il più delle volte ci si attiene semplicemente alla definizione presente sul dizionario, che è in ogni caso ben poco rispetto all'ampia realtà sociale e letteraria presente negli studi su di esso. Tutto questo meccanismo porta ovviamente ad attaccarsi fra stesse femministe perché si arriva a rinnegare il femminismo dell'altra. Quante volte vi è capitato sentir dire 'tu non sei una vera femminista!'? Eh, ma il femminismo non significa accettare le scelte delle donne? Sia che esse vengano canonicamente appoggiate (ad esempio la scelta di non depilarsi) o che non siano canonicamente appoggiate (la donna che decide di essere casalinga)? Non parlo di opportunismo perché quello è un concetto che rientra nell'essere d'accordo sulle opinioni personali e non sulle scelte di vita, ma di principi condivisi che devono essere alla base del movimento come la tolleranza. L'empatia. Il riuscire ad accettare che l'altra persona abbia fatto delle scelte diverse dal proprio ideale di 'normalità'. 
Anche nel caso in cui una donna decide di definirsi antifemminista, di certo bisogna partire dal presupposto che non va contro se stessa.


Premesso questo, per farvi capire da dove è partita la mia analisi, ho dedotto che una cosa fondamentale che manca è proprio l'autocritica e il problema di base secondo me è l'idealizzazione dello stesso movimento. Idealizzazione poiché, qualsiasi cosa in cui c'entra la femmina è femminismo e in questo caso la donna non è più vista come 'persona' ma come 'femmina'.
Se da un punto di vista politico ed economico, almeno in Occidente (posso solo parlare di esso dato che è la realtà in cui vivo), la donna ha raggiunto la parità ma siamo lontani dalla parità sociale dopo tutti questi decenni, direi che c'è un problema, no?
La mia visione di antifemminismo ingloba in sé proprio l'autocritica (ecco perché 'anti'), sintantoché 'antifemminismo' non vuol dire 'misoginia' come chi non ragiona pensa, così che si possa arrivare a credere ad una sorta di femminismo purificato e al posto di chiudere gli occhi e accettare la realtà così come la propongono gli altri dicendo ciecamente che va bene così, preferisco ragionarci sopra includendo dunque 'kantianamente' la critica.


Tutto è cominciato da quando una persona mi ha aperto gli occhi riguardo l'opinione sociale che si ha della parola 'femminicidio' che è totalmente errata poiché il significato, almeno letterale, è 'l'omicidio di una femmina in quanto femmina', non l'omicidio di una moglie/compagna/etc. che è ciò che si intende usualmente oggi ma che in realtà riprende il termine di 'uxoricidio', ma che nel giornalismo italiano fondato sullo scalpore e sull'emotività della gente non viene usato (Oriana Fallaci perdonaci), e viene sostituito con 'femminicidio', semplicemente utilizzato per fare gogna mediatica.
C'è troppa attenzione sul tema del femminicidio che in realtà è appunto uxoricidio e credo che le energie che vengono sprecate dai programmi 'giornalistici', devono essere spese nell'educazione delle relazioni così da evitare le 'sindromi da crocerossina'; sarebbe un impatto maggiore per cercare di eliminare il problema.
Questo ovviamente è un esempio, una piccola cosa rispetto alle altre che non condivido (infatti antifemminismo vuol dire non condividere alcuni o tutti i principi del femminismo) e personalmente parlando sono quel tipo di persona che 'dentro le cose deve starci completamente' e no per alcuni principi sì e altri no...posizione un pochino estremista, me ne rendo conto.
Anche la stessa sociologia ha evidenziato gli 'effetti perversi' del movimento che non vi elenco perché sarebbe allontanarmi dalla mia capacità di ragionare per proporvi una cosa già prestampata. Preferisco definirmi 'antifemminista' perché è più incisivo di 'equalista' o 'egualitaria' piuttosto che '(falsa) femminista' perché come termine è socialmente accettato, risultando così scomoda e facilmente attaccabile da chi si sente dalla parte giusta perché semplicemente gli hanno detto che lo è e no perché ha ragionato sul perché lo è.

Voi ora potrete dirmi le cose positive del femminismo come ad esempio che se io in quanto donna sono qui che posso liberamente parlare è grazie a chi ha combattuto decenni fa e avete ragione. Potete dirmi che se oggi io in quanto donna sono libera di scegliere per il mio corpo è merito di quelle donne che decenni fa hanno spostato l'attenzione pubblica sulla concezione patriarcale della donna e continuate ad avere ragione.
È valido dare spazio alle cose positive poiché è coerente con la pulsione di base dello scegliere di essere femminista, ovvero la speranza buona di poter cambiare le cose.


Come Chimamanda Ngozi Adichie ci insegna grazie al suo libro "Dovremmo essere tutti femministi" e la campagna di solidarietà "HeForShe" di Emma Watson il cui scopo è coinvolgere gli uomini come portatori del cambiamento così da raggiungere l'uguaglianza di genere, incoraggiandoli a prendere l'azione contro le negative disuguaglianze a cui sono esposte le donne, l'idea che l'uguaglianza è un problema che riguarda tutte le persone rivolto a tutte le persone ha senso in un movimento 'egualitario' e no femminista. Oltre il fatto che non credo il femminismo abbia bisogno del 'favore' degli uomini dato che può farcela benissimo da solo, una donna può farcela benissimo da sola. Vi spiego perché, almeno dal mio punto di vista che non ha la pretesa di essere prioritario.

 

Io credo che il femminismo debba occuparsi solo di 'diritti delle donne' come ad esempio il 'Black Lives Matter' si occupa solo dei 'diritti dei neri' e l'occuparsi di diritti delle donne non cozza con la definizione del dizionario poiché occuparsi di diritti delle donne vuol dire avere 'la parità politica, sociale ed economica fra i sessi' e quindi mettere i diritti delle donne allo stesso piano dei diritti degli uomini, come è giusto che sia e la conseguenza non è che quegli degli uomini si abbassano, motivo per cui il femminismo non deve c'entrare con la salvaguardia dei diritti degli uomini e questa sete di occuparsi di diritti di donne, diritti di uomini, diritti di qualsivoglia conferma la teoria che ormai il femminismo ha raggiunto gran parte delle proprie vittorie quindi ha perso il suo punto di riferimento.
Creando confusione, ugualmente la definizione del dizionario non cozza nemmeno col concetto di 'egualitarismo' poiché è una concezione politico, sociale ed economica per cui si crede debba esserci l'uguaglianza per tutti, che si occupa realmente di tutti non come il femminismo che giustamente si deve occupare di diritti delle donne.
Ciò non significa ovviamente che a questo punto 'bisogna farla pagare agli uomini' poiché spesso vedo che un senso di sfida a prescindere contro gli uomini ci sia, che vengono considerati per la maggior parte stronzi da diverse femministe (non tutte, ovvio) o da donne in generale. Ci si concentra troppo sull'uomo che automaticamente è maschilista soltanto perché insulta una donna, ma il più delle volte sono semplicemente cattive persone e allo stesso modo in cui insultano una donna, insulterebbero un uomo. Non è dicendo loro 'non si fa' cambieranno idea e il tempo mi dà ragione poiché come gli uxoricidi continuano ad esserci come ci sono tutti i tipi di omicidi, solo che nel caso in cui non sono donne, non se ne parla e non ha nemmeno senso dire 'a nome di uomini ci scusiamo con le donne etc.' perché gli stessi che lo dicono sono quelli che non lo fanno no quelli che lo farebbero, oltre il fatto che le scuse in questi casi non servono a nulla, ma questo è un'altro discorso.

Riprendo dicendo che in una situazione occidentale, ciò mi riporta al perché preferisco l'antifemminismo poiché credo sia giusto che il femminismo si occupi di diritti delle donne, credo non sia più necessaria questa ghettizzazione di vedere la donna come una vittima che deve essere difesa perché sa benissimo difendersi da sola, aumenterebbe solo le disparità oltre il fatto che la differenza non dovrebbe essere fra donne che vengono maltrattate e uomini che vengono maltrattati ma bisogna vederle semplicemente come 'persone che vengono maltrattate'. Io mi sento offesa quando offendono una donna tanto quanto offendono un uomo, è degradante il caso in cui un uomo fa apprezzamenti non voluti per strada ad una donna tanto quanto la donna li fa ad un uomo, solo che i secondi vengono considerati molto di meno. Quante volte è capitato sentir dire 'uomini veri' e poi che le donne sono indistintamente, femmine e donne, vere? Oppure le volte in cui si dice che non è giusto dare il brutto esempio alle ragazze puntando semplicemente alla loro estetica ma poi il primo macho che spunta nudo in TV tutte arrapate come conigli? E' davvero questa il concetto di 'parità' che intendete?
Inoltre, esperimenti sociali hanno fatto vedere come gli insulti sulle donne vertono principalmente sul corpo (puttana) e quelli verso gli uomini sul cervello (stupido), motivo per cui, quelli sulla donna sono più presi in causa perché, senza fare i finti buonisti, le persone tengono di più ad un insulto da un punto di vista estetico, che mentale (guardate quante persone si vantano di non leggere oppure di ascoltare musica brutta, ma per carità nessuno deve andare in giro con un pantalone che sta stretto perché altrimenti "fa schifo da vedere", sono insulti sia da parte di uomini che di donne).
Magari il femminismo serviva tempo fa quando realmente le donne venivano sfruttate da un punto di vista sociale, politico ed economico in quanto donne (salari diminuiti), o licenziate o non assunte perché donne.

Se adesso serve come 'femminismo per la parità delle persone' queste persone vengono tutelate soltanto quando ad approfittare è la donna, come ad esempio nessuno si batte per l'affidamento dei figli nei casi in cui sarebbe giusto affidarli anche ai padri perché alla donna conviene che sia la madre ad occuparsene. Il mantenimento alla moglie (o al marito) non ha senso di esistere ma solo il mantenimento ai figli. Uno dei pochi esempi per cui la donna mette in evidenza solo i vantaggi per sé.
Un effetto perverso è ad esempio il fatto che una donna incinta o nel suo periodo, non dovrebbe lavorare perché oggi la donna più che guadagnare è svantaggiata da questi effetti, dato che deve fare il doppio del lavoro, sia la casalinga che il suo lavoro e la colpa è principalmente sua che non insegna al marito 'mi devi aiutare con la casa' (se non le va bene come rapporto, basta lasciarlo nessuno la obbliga a starci insieme) perché è radicato il fatto che un uomo non può essere casalingo (parlo a livello di stereotipi generali perché sono consapevole che ci sono uomini che dividono il lavoro in casa con la moglie), perché è ovvio che con l'avanzare del femminismo, la donna abbia perso il suo ruolo da casalinga e deve cominciare a condividerlo, non siamo tutte 'Wonder Woman', cosa che mi pare più che corretta. Questo sottolinea come in parte sia anche una fregatura per la donna poiché è semplicemente una credenza di potere indotta da poteri superiori come il sistema capitalistico. In sostanza il femminismo è nato in un periodo in cui insieme alla rivoluzione industriale le donne hanno incominciato a fare gli stessi lavori degli uomini e ciò ha creato dei parallelismi in cui pretendevano gli stessi diritti degli uomini, il quale mi pare corretto ma non mi piace il fatto che se ne fossero accorte solo in quel momento e mi viene da pensare che sia più che altro un'illusione poiché al capitalista interessava avere più di uno stipendio in una casa per far acquistare e consumare più prodotti, favorendo il consumismo più che altro; ovviamente in questo caso il femminismo può essere visto sia da un punto di vista positivo che negativo.
Vi faccio una domanda, quante donne che sono insieme al marito vedete per le strade guidare? Io non ne ho mai viste, quindi se davvero il femminismo di oggi dovrebbe servire a qualcosa, sarebbe quello che non si dovrebbe distinguere proprio chi è l'uomo e chi è la donna (non dovrebbe 'voler essere come l'uomo'), dovrebbero essere ruoli interscambiabili con uno schiocco di dita invece, a quanto pare serve soltanto quando c'è un preciso vantaggio. Tanto vale allora tornare ai tempi della cavalleria in cui la figura della donna era ben distinta.
Un esempio più recente è stata ad esempio la legge sul congedo mestruale in caso di dismenorrea in cui è stato detto che in questo modo sarebbero aumentate le discriminazioni e le donne sarebbero state meno volte più assunte rispetto agli uomini. È stato detto 'tanto vale dare il congedo pure per il mal di schiena'; peccato per il fatto che il mal di schiena non è tanto sistematico quanto quei fastidiossimi 7 giorni quindi, questa voglia di emulare l'uomo poiché l'uomo non ha il ciclo quindi se lo ha la donna questo deve essere trascurato non ha senso, perché limita il benessere della donna e poi se l'uomo è tanto una schifezza come viene definito, perché questa voglia di emularlo?


In sostanza credo che l'inglobamento dall'egualitarismo questo concetto di parità dal femminismo, conferma la confusione che c'è sull'argomento e il femminismo non ha più senso di esistere come movimento ma soltanto come ideologia, ciò che realmente è l'egualitarismo.
'I diritti delle donne sono tanto importanti quanto quegli degli uomini' e per questa frase hanno combattuto le donne nelle epoche storiche in cui non potevano combattere in quanto donne, grazie alle quali è giusto che rimanga questo termine ma quanto un termine inclusivo a sé stante, e non sarà il cambiare termine che farà smettere il perpetuare degli stereotipi di genere nonostante ci sia un dibattito anche su questo.

Ovviamente ho voluto parlare del femminismo moderno da un punto di vista delle interazioni sociali fra uomo-donna che in realtà è solo uno dei micro-temi ma a cui in realtà si punta più spesso e conferma la tesi che è una delle pochissime falle del sistema.
Ormai avrete capito che 'antifemminismo' è ovviamente più che altro un modo per estremizzare una provocazione, proprio per dire 'aspettate! ci sono delle cose sbagliate in alcuni principi che promulgate o come le promulgate' e non perché io sia realmente antifemminista poiché mi sento di trovarmi più in mezzo, né antifemminista ma nemmeno femminista e con l'idea base che a questo punto c'è il bisogno di avere semplicemente l'EGUALITARISMO.

3 commenti:

  1. Mi perdonerai se mi permetto di dissentire su alcuni punti (e di condividerne altri) ma sento il bisogno di esprimere la mia umile opinione. Io penso che il femminismo serva ancora, eccome. Non vi è ancora parità tra i sessi. Non si può parlare di parità quando ancora gli stipendi e le pensioni delle donne sono più bassi di quegli degli uomini, quando ancora la donna viene giudicata in tutto e per tutto (per carità, sia da donne che da uomini). Il movimento femminista è in continua evoluzione. Ha lottato per dei diritti e li ha ottenuti, col sudore e con la morte. Ora, in questo articolo ci si sofferma su delle parole usate per indicare determinate ideologie e movimenti. L'obiettivo del femminismo È l'egualitarismo. Non vedo perché non usare il termine femminismo. Ovviamente all'interno del movimento ci sono varie correnti, ma più che soffermarci sulle etichette dovremmo pensare a quelli che sono gli obiettivi comuni, e cioè l'eliminazione delle discriminazioni, il raggiungimento dell'uguaglianza in tutto e per tutto (preciso che con il termine "uguaglianza" intendo il mettere uomini e donne sullo stesso piano, in quanto appunto persone). E penso anche che gli uomini debbano essere partecipi. Stiamo lottando per noi, certo, e ce la facciamo benissimo da sole. Ma la nostra lotta non può vedere gli uomini indifferenti. Si parla anche di egualitarismo sociale... e come lo si può ragggiungere se nell'essere umano di sesso maschile è insita l'idea di una donna che "vale meno" in quanto donna? E non mi si può dire che nessuno la pensi più così, specialmente in un paese quale l'Italia. Nessun paese ha raggiunto la totale egualità. Abbiamo davvero conquistato tanto, ma penso che la strada sia ancora lunga. Ora, in qualsiasi modo ci si voglia chiamare (femminista, antifemminista, antisessista, egualitarista) io penso che il nostro obiettivo sia lo stesso. Quindi sì, sono femminista. Lo sono in onore di tutte coloro che hanno lottato per permettermi di scegliere. Lo sono anche per coloro che ancora oggi lottano con governi patriarcali, dove sono sfruttate, maltrattate, schiavizzate, umiliate. Lo sono per me stessa e per i miei ideali. Se poi si volesse essere radicali, ed eliminare il bipartitismo sessuale, allora sì, niente più "femminismo". Ma neanche più "uomo" e "donna". Ma qui ci si addentrerebbe in territori più irti, bisognerebbe citare la cara Judith Butler, la sua "questione di genere", e diventerebbe davvero un discorso immenso.
    P.S.: grazie davvero per questo articolo. Al di là di ciò che possa pensare o dire, è stato davvero interessante da leggere e dà dei buoni spunti di riflessione.

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    1. @Luna Intanto ti ringrazio per aver commentato!
      Poi non devi farti 'perdonare' di nulla poiché non avrei scritto un post pubblico se non avessi voluto che persone che la pensano diversamente da me commentassero, anzi così posso soltanto rianalizzare il mio punto di vista o a che serve il confronto?
      Per quanto riguarda gli stipendi e le pensioni secondo me si tratta di un condizionamento sociale stereotipato poiché da un punto di vista statale un uomo e una donna che fanno lo stesso lavoro hanno sia lo stesso stipendio che la stessa pensione, lo Stato non vede il genere ma semplicemente il lavoro che si fa...poi da un punto di vista privato si parla di liberalismo e non è solo il problema delle donne perché lì rientra anche l'età o il paese d'origine o chissà in certi posti anche il ceto sociale, indipendentemente se il lavoratore è maschio o femmina. Da questo ultimo punto riparto col dire che l'idea del mio post era che il femmismo non dovrebbe occuparsi di tutte le disuguaglianze come possono essere anche le disuguglianze razziali oppure per quanto riguarda l'orientamento sessuale ad esempio, cosa su cui si spinge ultimamente, perché perderebbe di significato, ma solo nel caso in cui si sta parlando di diritto di una donna che può essere nera o lesbica sì, ma DONNA, non indistintamente per le altre caratteristiche, per questo credo che il femminismo e l'egualitarismo siano cose diverse ma ovviamente entrambe giuste; la differenza sta nel fatto che nell'egualitarismo l'uguaglianza si vuol raggiungere 'mantenendo l'identità di donna' e no come 'emulazione dell'uomo' (consapevole sia uscita malissimo ma spero di essermi spiegata...intendo un po' il discorso del congedo mestruale nel post).

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    2. (parte 2) @Luna Forse per la parte che riguarda la partecipazione dell'uomo nel movimento femminista sono stata un po' troppo poco esplicativa, nel senso che è ovvio che anche gli uomini devono tenere presente i fondamenti del femminismo ma no da un punto di vista 'se sei una donna non ti do uno schiaffo ma se sei un uomo sì', ma 'non ti do uno schiaffo perché sei una persona, indipendentemente dal fatto che sei un uomo o una donna'...non so se mi sono spiegata meglio. Ovviamente i vantaggi raggiunti dalle donne subentrano nel 'pensiero maschile' proprio perché il mondo è fatto da uomini e donne e quindi il cambiamento deve essere coerente per tutti. Non si deve credere che la donna non vale meno perché donna ma che vale tanto quanto l'uomo, cosa che riporta al femminismo, mi rendo conto e mi sembra scontata nelle persone che considero serie, quelle che davvero capiscono il dibattito femminista...per il resto, per gli ottusi non è che c'è un granché da fare dal punto di vista intellettivo se non aggirare l'ostacolo e parlare direttamente di egualitarismo.
      Capisco che l'etichettamento è una cosa che può passare in secondo piano quindi come ci si voglia definire non importa ma l'importante è la sostanza, ma il linguaggio è ciò che rende la realtà così com'è quindi un minimo di rilevanza ce l'ha eccome! Se io definisco una mela quando è gialla o quando è rossa, il messaggio che passa è completamente diverso, indipendentemente dal fatto che io devo prima presupporre che il mio interlocutore sappia cosa significa 'giallo' o 'rosso'.
      In breve invece per il discorso dei governi patriarcali, se vogliamo prendere ad esempio per le donne orientali islamiche (l'immagine l'ho postata di proposito) io non posso sostituirmi al loro pensiero quindi posso solo appoggiare sia nei casi in cui si sentano 'umiliate' ad esempio dal velo che nei casi in cui appoggiano la loro cultura e decidano di tenerlo perché non lo vedono come una 'umiliazione' (a proposito di questo ultimo punto spero di parlarne in un altro post).
      Per sdrammatizzare la serietà, grazie per il 'radicale' perché sei la seconda che me lo dice dato che sono già stata definita 'rivoluzionaria' per questo stesso discorso dell' 'antifemminismo' e sono due termini che adoro! Allo stesso tempo, capisco perfettamente il tuo approccio molto più positivo rispetto al mio al femminismo e spero non sia passato il messaggio che non sopporto chi definisce femminista perché ovviamente non è assolutamente così, ma che sia passato solo quello che io personalmente non voglio definirmi femminista.
      E infine ti ringrazio ancora per aver letto!

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